Lettera alle Comunità del Nord

Alle comunità del Nord
appartenenti alla storia di Capodarco
Associazione Gruppo 78   Comunità di Costo
Comunità Di Capodarco Veneto  Comunità di Rinascita
Comunità Piergiorgio e  p.c. Dinsi Uneman
Vi scrivo quale fondatore di Capodarco per avvertirvi che nel prossimo 12 Maggio mi accingo a fare un viaggio per visitarvi e vedere se è possibile rilanciare un rapporto ideale che ci faccia sentire in qualche maniera ancora uniti, per la storia, che abbiamo vissuto, con tanto valore nel passato.
In questi giorni la comunità Piergiorgio ha perso un fondatore Tino Chiandetti, ed io leggevo nelle sue memorie quanto sia stato grande per lui l’inizio della comunità da lui vissuto. Mi sono messo in contatto telefonico con voi. Vi dirò meglio il calendario del mio viaggio. Credo di andare prima ad Udine e Tolmezzo, accompagnato da Don Roberto,  poi per la Valsugana per andare a Volano. Da li a Costo di Arzignano per finire a Cavaso del Tomba. Comunicherò i giorni precisi dei vari appuntamenti.
Il mio proposito è farvi capire come fondatore il lavoro indefesso che sto facendo da quando nel 2003 ho lasciato l’ultima presidenza, quella di Roma, e mi sono dedicato a due lavori promozionali: quello dei Ragazzi del Mondo e quello del Prima del Dopo. Ho resistito a tutte le difficoltà che il fronte interno, purtroppo, mi ha dato facendomi tanto soffrire. Ne sono uscito indenne, anche se malconcio. 

Ho sempre pensato al bene della comunità di Capodarco per il suo valore passato ma spingendo sul futuro. 

Vi voglio raccontare queste cose e vedere insieme se tra noi possono esserci, soprattutto per il bene della società attuale, ancora dei legami ideali e attivi che ci facciano sempre sentire uniti. Tutto ciò aldilà delle dispersioni che pure ci sono state, che dobbiamo ascrivere a tante storie vissute insieme positive e anche negative. Ma non possiamo non dirci che se fossimo ancora uniti, come nel passato, sarebbe un bene per la società. Tutti oggi ricercano la rete del fare sul territorio. 

Proprio per noi che abbiamo avuto tanta storia gloriosa, di uomini che ci hanno dato il meglio di se, di voi che attualmente resistete nel territorio, anche con cose meravigliose, la parola Capodarco deve rimanere priva di significato attuale? 

Da fondatore mi sono sempre speso per l’unità, anche nei miei limiti purtroppo, ma ecco voglio raccontarvi come sarebbe bello che ritrovassimo un’unità ideale profonda, soprattutto per i giovani di oggi, i veri emarginati, che sempre sono stati essenziali per fare comunità e per andare a fondo sui problemi sociali oggi in grande difficoltà. Ieri ho lanciato a tutti gli amici, sempre numerosissimi della festa del 1° Maggio a Grottaferrata alla presenza dell’ on. Livia Turco, una grande autrice della 328, la legge della dignità sociale (che non è stata attuata in pieno e siamo arrivati nella crisi di civiltà, al limite della negazione dei diritti sociali e tutti siamo consapevoli, e non ce lo possiamo negare dell’estinzione del protagonismo dei deboli con noi, 3° settore, perché l’assistenzialismo prevale) ho lanciato l’idea ma anche la pratica di una nuova primavera nel sociale. 

Una  nuova primavera del sociale che con i giovani, protagonisti con noi, rilanci anche la partecipazione viva con noi delle persone deboli che accogliamo e condividiamo per trasformare il territorio, in una nuova cultura comunitaria. Il famoso welfare comunitario da far nascere dal basso. Il mio lavoro dal 2003 ad oggi ne è premessa e promessa, voglio raccontarlo con umiltà, ma ci sono segni di speranza: a Roma abbiamo creato, dopo il 2012 Capodarco in Movimento, vedete il sito che già funziona alla grande: ci siamo proposti la mondialità, le imprese giovanili e il Dopo di Noi. 

Ci sono movimenti reali molto interessanti della nostra azione: il CIPSI-GIOVANI, il Forum Nazionale dell’Agricoltura Sociale (verrò con la sua portavoce nazionale Ilaria, che è la mia grande e straordinaria collaboratrice). C’è l’intenzione del Cesc Project di Michelangelo e Rossano di collaborare con il CNCA e il CIPSI per dare ai giovani un’apertura più grande delle loro azioni possibili. Dobbiamo rilanciare la Cica che si sta purtroppo chiudendo da parte del consiglio nazionale della Comunità di Capodarco, poi c’è tutto il mio lavoro del Durante Noi, in funzione anche del Prima del Dopo, che è una svolta culturale possibile, nella realtà della riabilitazione per quello che c’è dopo la scuola, che sarà tanto importante come rivoluzione culturale, come fu l’integrazione scolastica del 75. 

Tante sono le cose che fervono e che anche voi del nord potreste condividere soprattutto per uscire dalla crisi. Non sono più i legami stretti del passato che contano oggi ma il Movimento Capodarco che potremmo piano piano organizzare soprattutto nella comunicazione. Ma di tutto ciò voglio parlarvene con sincerità e vorrei trovare un ascolto presso di voi più largo possibile, anche di amici che vi seguono nella vostra resistenza.
Non spegniamo il lucignolo fumigante, come dice il vangelo. Ravviviamolo. Lo dicevo ieri a padre Alessio che compie 50 anni di sacerdozio, facciamogli gli auguri.
La società smarrita attuale ha bisogno del rilancio di Capodarco, ci proviamo in qualche maniera?

Don Franco di Capodarco

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